È giocoso questo Vinologo, già nel nome: puoi leggerci «logos» e pensare a dissertazioni sul vino, o «no logo» e allora comprendi perché i vini, qui, non hanno etichette. Lo stile è volutamente chip, a partire dai bicchieri, di carta. Un po’ gastronomia e un po’ pastificio, un po’ vineria e un po’ bottega di leccornie a Km 0, Vinologo è un locale multi-tasting. La parete tappezzata di leve per la mescita, poi, sembra la sala macchine di una stazione: 20 numeri, 20 vini, uno per ogni regione, dalla Barbera alla Falanghina, dal Traminer al Merlot.
E, sorpresa, c’è anche il raro (trovarlo in un locale a Torino è un’impresa) «Chiaretto», rosé tipico delle zone del Lago di Garda che sa di primavera. Fresco, agrumato, sapido e leggero (12,5°) e ingiustamente ancora un po’ snobbato (non in Germania, dove ne vanno matti). Eclettismo e semplicità ne fanno un vino adatto a (quasi) tutte le pietanze, inclusa la nostra insalatina di pollo con zenzero e Grana. Perfetto anche col sushi, può essere una piacevole alternativa alle bollicine: «Fa fine e non impegna».